Matilde

Il libro di Carolina Canziani è una sequenza di poesie-quadro che lasciano interdetti. Il libro di Carolina Canziani è anche, infatti va detto, un eccezionale libro di poesia. Questi quadri si susseguono in un serrato legatissimo e inesorabile, che tuttavia prende il suo tempo, a rintocchi, apparendo quasi calmo e posato, solennemente calmo e inaspettatamente posato. Si partecipa della perdita, ci si ricorda per un momento della gioia, crudele e illusoria (crudele in quanto illusoria), ci si sente nel panico di un supermercato, si mettono via vestitini, ci si inerpica sulle montagne, si prova risalire insieme all’autrice. Come in un romanzo, i quadri trasportano capitolo per capitolo dalla violenza della scoperta indicibile, il rendersi conto e la frana che ne consegue, attraverso la lucida follia del dolore, dell’indignazione e del pianto, fino a una forma di rinascita (tornare alla vita, “anabiònai”, dice in un sol verbo Marco Aurelio nel secondo capitolo del VII libro dei suoi “Pensieri”). Annaspando, tenendosi su, ora con rabbia, ora con dignità, ora soltanto grazie alla corrente. E come lettore si sperimentano sentimenti inediti, che il più delle persone non proverà mai sulla propria pelle, in quella forma. S’impara, si ascolta, si osserva, si partecipa.

(dalla Postfazione di Valentino Ronchi)